Repubblicani come i garibaldini Fine del Terzo Polo, solo liberaldemocrazia di Francesco Nucara Era il 2010 quando nel Pri arrivarono i primi bradisismi politici di un antiberlusconismo d’accatto. Berlusconi si poteva e purtroppo si doveva criticare per le carenze del suo governo e per l’insipienza di alcuni ministri, senza paura ma con il coraggio dell’autonomia, sempre rivendicata dai repubblicani. Le cose non erano cambiate molto dal tempo in cui i repubblicani sedevano in Consiglio dei Ministri ma ciò se si vuole era pure irrilevante, perché le cose velocemente sono cambiate sia nella società italiana che in quella internazionale. Alcuni hanno trovato una via di fuga, nascosta in una premessa da "gioco delle tre carte". Erano i tempi del Terzo Polo, cui il Partito Repubblicano avrebbe dovuto aderire non per scelta politica ma per desiderio di alcuni dirigenti più o meno autorevoli. Preferimmo ribadire la nostra autonomia personale e politica, datosi che il nostro obiettivo non era mai stato la riconferma di un posto in Parlamento, bensì l’agibilità politica del Partito. Monti e Bondi (il tagliatore di teste) non volevano, a loro dire, vecchi partiti tra i piedi, era sufficiente la loro di vecchiaia fisica e culturale, politicamente parlando. Arrivò il tempo delle consultazioni elettorali e gli sponsor repubblicani del Terzo Polo furono messi alla porta senza nemmeno essere accompagnati. Appena terminata la campagna elettorale iniziò la lite che avevamo previsto. Chi doveva essere il leader di quella coalizione senza alcun collante politico? L’on. Casini, l’unico ad avere un partito organizzato ma disintegrato dal voto elettorale? Il senatore Monti, il cui unico merito era quello di essere stato Commissario europeo per grazia ricevuta da Berlusconi? Il presidente Montezemolo, il cui solo obiettivo era quello di contare senza apparire? No! Era Ricciardi il capo di quella coalizione, che con la sua Comunità di S. Egidio, e in questo ruolo, ha condotto Scelta Civica su un sentiero di cattolicesimo duro e puro, tanto somigliante al secondo periodo del papato di Pio IX. Sul palco, allestito dall’organizzazione delle giornate repubblicane di Reggio Calabria, abbiamo visto le contrapposizioni tra il prof. Beniamino Quintieri (Montezemolo) e il senatore Tito Di Maggio (Monti). Nello stesso giorno ad Avellino il senatore a vita Mario Monti, in un dibattito organizzato dall’Udc, cui lo stesso Monti partecipava, veniva definito dilettante della politica da un esponente del partito ospitante. Scelta civica ormai non esiste più e il Terzo Polo è stato messo in soffitta dopo le dichiarazioni dell’on. Cesa, segretario dell’Udc, di domenica scorsa. Senza parlare delle dichiarazioni di Luca Montezemolo, fatte nei giorni precedenti. Dopo questo flop politico ci si poteva aspettare un dialogo tra coloro che nel 2010 e nel 2011 avevano fatto scelte politiche diverse. Non essere coerenti sulle idee politiche è semplicemente disastroso. La politica non è un gioco per bambini capricciosi. Si basa su idee portanti, che esigono comportamenti conseguenti. Se così non è si rischia di diventare gli Scilipoti di turno. L’Italia sta vivendo un momento drammatico, e mentre i "turchi" sono alle porte, dentro si brinda e si festeggia, sottovalutando il dramma che stiamo per vivere. Dopo i "ma anche" di Veltroni dobbiamo assuefarci ai "meglio rinviare" di Enrico Letta! La terra brucia e siamo senza "Canadair". Da decenni andiamo avanti a forza di decreti legge votati con la fiducia. Come diceva Giovanni Bovio: "… se la legge è stabilita prima che discussa, essa è morta prima che votata…". E’ forse questo il motivo per cui ad ogni decreto legge approvato, quasi sempre ne segue un altro che corregge quello precedente. La domanda che dobbiamo rivolgerci è una e una sola, dalla quale possano seguire più risposte. Il Partito Repubblicano e il suo progetto liberaldemocratico, da non confonderlo come alternativo, possono avere un ruolo in questa fase politica? La prima risposta è sì. Essi possono avere un ruolo, se sono coesi attorno ad un progetto seriamente e non strumentalmente condiviso. Le seconda risposta merita maggiore riflessione e una dovuta discussione: quali gli strumenti per realizzare il progetto? Visentini sosteneva che non si possono fare guerre senza soldi e soldati. Oggi i repubblicani hanno pochi soldati e niente soldi. Solo uno spirito garibaldino li può far riemergere. Escano dal tempio gli infedeli sabotatori. |